«Le porte possono anche essere sbarrate, ma il problema non si risolverà, per quanto massicci possano essere i lucchetti. Lucchetti e catenacci non possono certo domare o indebolire le forze che causano l’emigrazione; possono contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente, ma non a farli scomparire».
Zygmunt Bauman, La società sotto assedio
Come afferma Bauman, il problema dell’immigrazione non si risolve serrando le porte. Si deve imparare a guardare il mondo come se fosse senza confini, perché concretamente le frontiere non esistono, sono invenzioni storico – politiche. Si deve imparare a costruire ponti, ad accogliere coloro che giungono nel nostro Paese, ad essere maggiormente solidali ed ospitali, promuovendo e supportando il processo di integrazione. Emarginare, discriminare, etichettare le persone come “diverse o straniere” non le aiuterà a sentirsi a casa e ad intraprendere un percorso volto al miglioramento del proprio futuro.
La Fondazione si propone appunto questa meta: raggiungere l’inserimento seppur graduale nel nostro sistema economico di ragazzi attraverso la scelta e l’acquisizione di posti di lavoro. E, non meno importante, indirizzarli verso una cultura europea, si oserebbe dire mondiale, che non hanno avuto l’opportunità di poter acquisire nel loro paese.
Tutto questo comporta un assiduo lavoro sia psicologico che umano che permette alla Fondazione di raggiungere gli scopi che si è prefissata. In questi primi anni abbiamo senz’altro raggiunto una soddisfazione condivisa anche dalle Istituzioni per il nostro impegno e soprattutto l’impegno dei nostri collaboratori.